….ma prima cosa c’era?
Pescara è una città molto antica che affonda le sue radici sull’attuale colle del Telegrafo dove sono stati ritrovati alcuni resti risalenti all’età del bronzo.
Inoltre, in quel punto venne scoperta una torre che probabilmente apparteneva ad un castello: da qui il nome Castellammare.
In età romana la città era chiamata Aternum, di conseguenza il fiume prese il nome di Aterno.
Aternum era una città vestina che faceva da emporio ai Peligni e ai Marrucini e un punto d’imbarco per la Dalmazia. Quasi distrutta dalle invasioni barbariche e dai Longobardi, la città risorse nell’Alto Medioevo, con il nome di Piscaria ossia ” ricca di pesce”.
In seguito alla caduta dell’impero Romano d’Occidente la città cominciò a perdere il suo splendore riempiendosi di fortezze durante gli anni del regno di Carlo Magno.
Con Carlo Magno la foce del fiume venne ristretta e si crearono così alcune zone paludose che corrispondono attualmente all’area che circonda lo Stadio Adriatico. Nel XV sec. fu al centro delle lotte di successione fra Angioini e Aragonesi (la conquistò Alfonso I nel 1442) e divenne feudo degli Ávalos, che ottennero il titolo marchionale nel 1528.
Durante il regno di Carlo V, la cittadina venne trasformata in un’importante piazzaforte costiera del Regno: tra il 1510 e 1557 fu eretta a cavallo tra le due sponde del fiume la fortezza di Pescara, su progetto di Gian Tommaso Scala, a forma di pentagono irregolare con sette bastioni ai vertici. Le fortificazioni cittadine furono messe alla prova già nel 1566, quando resistettero a un assalto dell’ammiraglio ottomano Piyale Pascià anche grazie al contributo del condottiero Giovan Girolamo d’Acquaviva duca di Atri, che ne organizzò la difesa. Anche nel corso del Settecento la città, che contava circa tremila abitanti, subì numerosi attacchi e fu contesa tra austriaci, francesi e spagnoli seguendo i numerosi conflitti che coinvolsero il Regno di Napoli in quegli anni. Alla fine del Settecento vi fu la parentesi della Repubblica Napoletana, durante la quale Ettore Carafa duca di Andria e conte di Ruvo prese il controllo della città per conto dei rivoluzionari, e contribuì insieme a Gabriele Manthoné alla difesa della neonata repubblica alla soverchiante reazione borbonica, che riprese in poco tempo il controllo della fortezza e del resto del regno meridionale. Nel 1807 Castellammare Adriatico, sulla sponda nord del fiume, allora una frazione di circa 1 500 abitanti, divenne comune autonomo aggregato al circondario di Città Sant’Angelo. Si crearono così due città: Pescara vecchia e Castellammare. Tra le due non corse mai buon sangue fino a quando nel 1927 nasce la città di Pescara dall’unione di Castellammare Adriatico, sulla sponda sinistra del Pescara, e l’antica Piscaria dopo 121 anni di separazione.
Pescara e Castellamare erano state divise in tutto sia per la politica e sia per la società, ma il fascismo decise di unirle e renderle un capoluogo di provincia come l’Aquila.
Purtroppo, il fatto di chiamare la città Pescara fece aumentare le rivalità tra le due fazioni interne.
Nel 1928 arrivó un segretario provinciale fascista che veniva dalla Toscana e scrisse un libro su ciò che vide durante il suo lavoro, dicendo che ciò che aveva trovato in Abruzzo non l’aveva mai visto da nessun’altra parte.
A livello locale si diceva che sotto la coperta fascista ci fosse una policrazia: c’erano i prefetti, i podestà, i presidi e il palazzo di governo. Spesso però erano in disaccordo a livello politico: infatti i cambiamenti di questi ruoli a Pescara furono 36 a causa dei litigi tra loro.
Riguardo alle costruzioni furono costruiti per prima i palazzi del Governo o del potere e, successivamente, anche spazi di svago dove si passava il tempo libero.
Per questo Pescara era considerata simbolo della modernità rispetto alla radicalità degli altri capoluoghi di provincia, anche perché era presente la coppa Acerbo che si vinceva gareggiando su un circuito cittadino. La prima edizione fu vinta da Enzo Ferrari.
PDF D’Annunzio e Pescara di Miriam Elena D’Aloisio, Eugenia Di Blasio, Sofia Trabucco della classe III L.
Testo e impaginazione sono a cura di Alice Falone, Nicole Nicodemo e Alessandra Ruggiero (classe III βγ – A.S. 2022/2023), con editing e layout realizzati da Alessandro Avallone, Gloria Torriero e Alice Falone (classe III βγ). Come fonti e materiali di approfondimento è disponibile il PDF “D’Annunzio e Pescara” di Miriam Elena D’Aloisio, Eugenia Di Blasio e Sofia Trabucco (classe III L) e la fotografia di Corso Vittorio Emanuele nella vecchia Castellammare Adriatico.